Inoltre, è considerato un unicum nella provincia ragusana per la perfetta commistione tra architettura, stucco, dorature ed affreshi; gli stucchi sono opera di Giuseppe e di Giovanni Gianforma, mentre gli affreschi sono stati eseguiti tra il 1763 ed il 1765 da Olivio Sozzi e raffigurano il Trionfo del sacramento dell'Eucarestia nella volta centrale ed Apoteosi della chiesa nella cupola. Sull'altare maggiore e' posto un dipinto di Vito D'Anna, raffigurante la Madonna della Cava e Santi.
In questa chiesa si venera il Cristo Flagellato alla Colonna, salvato dal terremoto del 1693 nella cava, il cui culto si manifesta con toni di accesa e sentita religiosità durante la Settimana Santa. Il Cristo, posto nella cappella sinistra del transetto, è il simulacro più venerato di Ispica. Il gruppo è composto dal Cristo flagellato legato alla colonna, curvato ad angolo retto in avanti, coperto solo dal perizoma. Il corpo scuro è coperto di ferite e di sangue. Il volto, dagli occhi terribilmente aperti, presenta accentuati caratteri realistici. Molti sono stati nel corso dei secoli i restauri e difficle risulta stabilire la datazione: il busto e la testa potrebbero essere collocati in età tardomedievale. Viene portato in processione solenne il Giovedì Santo.
Il 24 febbraio 2008 è una data che difficilmente sarà dimenticata dagli ispicesi. Sono stati festeggiati i cento anni dell'erezione a monumento nazionale della Basilica di Santa Maria Maggiore.
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