Se è vero, com’è vero, che la storia di un territorio è indissolubilmente legata alla sua conformazione, tale assunto si rivela in tutta la sua evidenza nel caso degli altopiani iblei. Il territorio è ricco di valli scavate dall’acqua, che vengono comunemente chiamate cave. Una delle più famose è senz’altro la Cava d’Ispica, complesso preistorico di grotte, attraversata dal piccolo ruscello Pernamazzoni nel corso superiore e Busaitone in quello inferore.
Tra i comuni di Ispica e Modica, la Cava d'Ispica si snoda lungo una valle che corre verso il mare per 13 km, scavata nella roccia calcarea.
Il tavolato calcareo ibleo è inciso da una serie di valli e profonde gole, chiamate 'cave', molte delle quali presentano pareti a picco. Il nome di 'Cava d'Ispica' si riferisce solo alla parte nord del sito, quella più vicina a Modica, la parte sud sul territorio di Ispica invece è chiamata 'Forza' e si riferisce all'antico Fortilitium.
Chi è stato a Cava d'Ispica almeno una volta sa quale profonda suggestione suscitano questi luoghi costellati da abitazioni trogloditiche sicule, piccoli santuari e necropoli. Cava Ispica è un esempio eccezionale di tali strutture, ma le abitazioni rupestri sono comuni sugli Iblei e si trovano anche a Modica. Le caverne somigliano a quelle di Palazzolo e di Pantalica, hanno grande affinità con quelle dell'Asia Minore e si sono formate in larga misura mediante il fenomeno carsico e successivamente sono state modificate e adattate dall'uomo alle proprie esigenze.
Il complesso patrimonio storico-archeologico, racchiude un periodo abbastanza ampio compreso tra l'antica età del bronzo ed il periodo medievale, fino al XIV sec., quando fu abbandonata la parte settentrionale, mentre quella meridionale continua ad essere vitale con il sito di Spaccaforno, distrutto da disastroso terremoto del 1693. All'interno della Cava si trova una catacomba di epoca paleocristiana (IV-V sec.) imponente per il numero di sepolture (464 tombe), denominata 'Larderia da Ardeia'.
L'ingresso principale è ubicato alla fine dell'attuale percorso da dove si snoda la 'navata centrale', lunga 35,6 km. Le due ali laterali sono state aggiunte successivamente. Superando la Chiesa di S. Maria ed il Camposanto, si giunge alle ''Grotte Cadute'', un complesso abitativo a più piani collegati tra loro attraverso buchi nel soffitto dai quali venivano calate corde. Di fronte all'ingresso della zona recintata, oltre la Provinciale, una strada permette di raggiungere la Chiesa rupestre di S. Nicola e la Spezieria, chiesetta arroccata sullo sperone roccioso, il cui nome deriva da un monaco che preparava medicamenti con le erbe.
La contrada Baravitalla occupa l'altopiano roccioso nord della Cava. Nella zona sono state trovate tracce della presenza di un villaggio preistorico dell'età del bronzo tra cui basi di capanne circolari, tracce di un muraglione e alcuni focolari sistemati in spazi comuni. Questo pianoro si chiama di S. Bramati, ed è il sito in cui si trovano anche i resti della chiesa bizantina di S. Pancrati, una delle più antiche chiese del comprensorio ibleo, risalente alla metà del VI sec. Si tratta di una chiesa a tre navate con presbiterio, costruita con paramenti murari che impiegano anche blocchi megalitici.
Percorrendo una traversa sulla sinistra si raggiunge Baravitalla, la necropoli del villaggio con circa 50 grotticelle artificiali. Le tombe sono tutte a forno, di varie dimensioni, con volta a cupola o piatta a seconda degli strati di calcare. Di notevole importanza sono la cosiddetta ''Tomba a finti pilastri'' e la ''Grotta dei Santi'', un ambiente rettangolare che ospita ben 33 figure di santi con didascalie in greco. Sulla Provinciale si trova invece, la ''Grotta della Signora'', fonte d'acqua sacra di origini antichissime le cui pareti ospitano graffiti di epoca preistorica e paleocristiana.
Il secondo settore della zona archeologica si trova ad Ispica ed è denominato Parco della Forza. Si tratta dell'insediamento più antico abitato fin dal neolitico. In epoca medievale, il pianoro che sovrasta la cava venne fortificato, diventando una vera e propria cittadella con al centro il cosiddetto Palazzo Marchionale. Il fortilizio comprendeva anche alcune chiese, come l'Annunziata, che presenta, sul pavimento, 26 fosse sepolcrali e la ''Grotta Scuderia'', destinata a tale uso dall'epoca medievale, che conserva resti di graffiti equestri.
Il monumento più singolare è sicuramente il ''Centoscale'', una lunghissima scalinata sotterranea che scende fino a raggiungere la valle a 20 metri sotto il letto del fiume. Il cunicolo, di datazione incerta, era stato ideato per l'approvvigionamento idrico: cento schiavi (da qui la nomenclatura numerica del monumento) lungo la scala raccoglievano l'acqua e la passavano nei secchi fino alla superficie.
Fuori dal parco si trova anche S. Maria della Cava, chiesetta rupestre con resti di affreschi. Questo prezioso patrimonio artistico e archeologico è immerso in un ambiente ricco di vegetazione. Qui domina la macchia mediterranea con carrubi, olivi selvatici, palme nane, lecci, platani, euforbie, mentre nel sottobosco si trovano felci, edere, salvie profumate ed asparagi; il fondovalle, coltivato per gran parte a giardini e orti, è ricco di fichi, noci e melograni. La fauna è ormai scarsa tuttavia ci si può imbattere in conigli selvatici, volpi, ricci e qualche raro istrice.
Studio scientifico sulla flora lichenica nella Cava d'Ispica
dott.ssa Annalisa Stornello
Sono state rinvenute nella Cava d’Ispica alcune specie licheniche interessanti in quanto risultano nuove per la Sicilia e per il territorio ibleo o rare e in via di estinzione, la cui presenza accresce il valore naturalistico del territorio. Lo studio della biodiversità lichenica consente di evidenziare e analizzare alcune problematiche ambientali, come ad esempio l’impatto dell’uomo sul territorio...(in corso aggiornamenti turismo2)
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