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Tonnara di Vendicari
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Importante, soprattutto per l'economia della regione, fu la tonnara di Vendicari in cui venivano inscatolati i pesci, prevalentemente tonni e sgombri, pescati al largo.
La tonnara, detta anche Bafutu, ossia anticamente del Capo Bojuto, venne costruita nel Settecento in seguito al grande incremento che in Sicilia si era avuto nella concessione di tonnare a partire già dal Seicento.
Soggetta, a periodi di magra ed anche di totale chiusura a causa del suo scarso prodotto (vedi un provvedimento della capitaneria di porto di Catania del 12 febbraio 1884) venne parecchio condizionata dalla vicinanza di altre tonnare (Marzamemi e Pozzallo) più efficienti e meglio favorite da fattori ambientali.
Il periodo di massima espansione venne raggiunto ad inizio del secolo scorso, quando si registrò un forte incremento del pescato. In quegli anni proliferarono, nelle tonnare, gli stabilimenti per la conservazione in scatola del tonno e la tonnara di Vendicari contò 40 dipendenti, tra cui due rais (il primo di Avola e il suo vice di Pachino).
Fu in quel contesto di rinascita dell'attività delle tonnare che nel 1914 il nobiluomo avolese Antonin Modica Munafò di San Giovanni, già possessore della salina, ebbe la concessione della tonnara di Vendicari che venne ristrutturata con impianti nuovi sui resti di quella settecentesca.
Fu una tonnara di ritorno, di quelle, cioè, che, poste lungo le coste orientali e meridionali della Sicilia, catturavano i tonni dopo che questi, passata la stagione degli amori, andavano verso il mare aperto.
L'edificio a terra della tonnara, nel quale si entrava per un ampio cancello di ferro, comprendeva, oltre ad un cortile, separato dalla torre sveva mediante un muro perimetrale, lo stabilimento per la lavorazione del tonno, il magazzino, le abitazioni dei tonnaroti.
Il rais alloggiava con la sua famiglia nell'isoletta di Vendicari, dentro baracche di legno in prossimità dell'abitazione dei proprietari, i quali avevano una casa in muratura per alloggiarvi durante i lavori della tonnara.
La sua attivita' cesso nel 1943 in seguito ai tragici eventi dello sbarco anglo-americano nella zona durante l’ultimo conflitto mondiale.
I primi impianti delle saline, costruite a supporto della tonnara per la conservazione del pesce, risalgono al XV secolo e, a tutt'oggi, ne restano vestigia sul Pantano Grande.
Oggi, quelli che erano i ruderi diroccati dello stabilimento con i suoi cento metri circa di lunghezza, i pilastri che ne sorreggevano il tetto, e la ciminiera altissima che domina silenzio del luogo, nonchè le case dei pescatori, sono stati restaurati e consolidati da un intervento della Soprintendenza di Siracusa.
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