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Tonno rosso
Pesca del tonno
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Per tonnara si intende quell'impianto di reti in mare, disposto a sbarramento di un determinato specchio acqueo; costituito da un'isola formata da camere e da una coda o pedale capace di incanalare i tonni che lo incontrano durante i loro liberi movimenti nel mare, orientandoli verso l'isola stessa che ha, a sua volta, capacità di trattenerli come in una trappola. Il tonno proviene a branchi dall'Atlantico e si espande per il basso e l'alto Mediterraneo incontrando al centro del suo cammino la Sicilia.
Qui, da sempre, furono numerose le corse, il passaggio delle mandre più cospicuo dei tonni. E soprattutto in quella linea che va dal Lilibeo, per le Egadi fino al capo San Vito, corre per tutta la costa tirrenica fino al Peloro, e giù ancora, oltre lo stretto di Messina fino a Capo Passero.
Sulla base del periodo genetico (maggio-giugno) ed intergenetico (autunno-inverno) che scandisce la vita dei tonni, si è pervenuti ad una distinzione fondamentale delle fasi di corsa (deposizione delle uova) e ritorno (esaurimento della funzione genetica). Questa distinzione è valsa a differenziare anche le tonnare in tonnara di andata e tonnara di ritorno, secondo la rispettiva collocazione territoriale.
Sulla base invece del numero di camere e di reti di cui si compone l'intero sistema di pesca, si distinguono in tonnare di posta (da otto a nove) e quelle a monta e leva (non più di 4 camere). A tale suddivisione corrisponde ovviamente un ventaglio di varianti e di adattamenti alle diverse geografie ambientali.
La scelta del sito più adatto a calare la tonnara rispondeva a molteplici valutazioni di ordine tecnico, mentre la possibilità e l'esercizio della pesca sottostavano invece a due presupposti non meno essenziali, un'ampia disponibilità finanziaria dei gestori e la concessione da parte degli organi istituzionali e statali dell'autorizzazione all'esercizio della pesca medesima.
La parabola discendente nella storia delle tonnare siciliane comincia nell'Ottocento. Indichiamo subito due dati per averne un'idea: alla fine del Settecento il Marchese di Villabianca nelle sue "Le Tonnare della Sicilia" può elencarne 74 disseminate lungo le coste dell'isola. Un secolo dopo, nella sua relazione alla commissione Reale, Pietro Pavesi non riesce a superare il numero di 21.
Già la relazione tecnica di Pavesi dimostrava ampiamente quanto fosse instabile l'equilibrio e la sopravvivenza della maggior parte delle tonnare siciliane. Tra le cause principali il Pavesi annota soprattutto l'insufficienza della pesca e l'eccessiva contrazione degli impianti.
Ma, non vanno sottovalutati i costi della lavorazione del tonno nonché i finanziamenti per i cicli di pesca, nettamente superiori rispetto a quelli delle tonnare spagnole e portoghesi (appartenenti tra l'altro ad industriali italiani che là si erano trasferiti), che immettevano sul mercato italiano prodotti a costi molto ridotti, ostacolando l'esportazione del tonno nostrano e la distribuzione sul mercato nazionale.
Ma, il vero problema, alla fine dell'Ottocento come nel Trecento, non era soltanto la fatale dipendenza dalla stagione di pesca o la concorrenza con la produzione estera, ma principalmente l'instabilità finanziaria su cui era fondata tutta l'organizzazione della pesca del tonno che da secoli rendeva precaria tutta l'economia marinara siciliana. Il finanziatore non era semplicemente un prestatore di fondi, ma esercitava prevalentemente il ruolo di gabellato ed amministratore che rischiava più di qualsiasi negoziante-banchiere estraneo al ciclo produttivo.
Ai mali antichi già descritti, si sono aggiunti, nella seconda metà del XX secolo, altre difficoltà e condizionamenti. Primo fra tutti il collasso ecologico del Mediterraneo, dovuto all'inquinamento ed allo sviluppo del traffico marittimo.
Inoltre, dall'inizio degli anni Settanta, flotte di pescherecci, soprattutto giapponesi, dotati di apparecchiature sempre più sofisticate, controllano ampie zone dell'Oceano Atlantico, riducendo in modo drastico la consistenza del numero dei tonni che giungono nel Mediterraneo.
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