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Mattanza
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Solo i materiali usati per realizzare le reti ed i galleggianti, e l'uso dei motori nelle barche, differenziano le tonnare di oggi da quelle che venivano calate cinque, sei o settecento anni fa. Identica è rimasta la tecnica di pesca, identici i gesti ed i canti delle mattanze, quando i tonni vengono portati in superficie e issati con lunghi uncini sui barconi che conservano i nomi secolari, "Vasceddi", "Varcazze", "Parascarmi".
La mattanza è la fase finale della pesca del tonno che si pratica con le tonnare, un complesso di reti che si cala in mare verso i primi di maggio e vi resta fino al mese di giugno.
E' suddivisa in camere che sono disposte in fila e comunicano tra di loro per mezzo di porte, costituite anch'esse da pezzi di rete. Il tonno ripetendo di anno in anno sempre lo stesso percorso finisce per trovarsi dentro le camere. Quando il rais ( il capo della tonnara ) ritiene che il numero di tonni presente sia sufficiente, e se le condizioni meteorologiche sono favorevoli, i tonni vengono "indotti" ad entrare nella camera della morte dove restano intrappolati.
I tonnarotti, che stanno sulle barche disposte lungo i quattro lati della camera, al comando del rais tirano su la rete. I tonni man mano che gli viene a mancare l'acqua si dibattono, urtano violentemente tra loro, si feriscono. Quando sono ormai sfiniti li aspettano i "crocchi", i micidiali uncini dei tonnarotti montati su delle aste, che servono per agganciare i pesci e issarli sulle barche.
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