Area archeologica - La neviera
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L'uso di conservare la neve, ammassandola in dei contenitori naturali ricavati sottoterra e protetti con particolari accorgimenti, certamente non risale, come si dice, alla notte dei tempi, ma senz'altro deve essere vecchio di parecchi secoli, in cui l'ammasso di neve, oltre che riserva di ghiaccio per un utilizzo differenziato (gelatici, farmacopea ecc.), poteva essere anche speranza di acqua per i campi nei momenti più tormentosi di aridità e desertificazione degli orti.
Certamente in inverno, nelle zone in cui la neve cade in abbondanza, la disponibilità di acqua allo stato solido (cioè ghiaccio) non era un problema, ma tutto sommato serviva anche meno. La difficoltà era riuscire a conservarla nelle stagioni calde, quando la temperatura la fa sciogliere. Osservando la natura, l'uomo capì ben presto che vi erano delle situazioni nelle quali si poteva riuscire a conservare il ghiaccio più a lungo: nelle buche del terreno, nei canaloni in ombra la neve si scioglie infatti più lentamente. Cominciò dunque a sfruttare cavità naturali o a costruire strutture sotterranee, chiamate ghiacciaie o neviere.
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Si trattava, in genere, di cisterne scavate per diversi metri e realizzate con specifici accorgimenti tecnici e rudimentali, in cui i raccoglitori, dopo averla rastrellata nei campi o sulle alture, scaricavano la neve ammucchiata sui carri attraverso un’apertura della neviera. Naturalmente veniva preparato sul fondo della cisterna uno strato di fascine, per evitare che il ghiaccio, successivamente originatosi, aderisse al pavimento, e per facilitare lo scolo delle acque prodotto dal seppure minimo scioglimento della massa ghiacciata. Quindi la neve veniva spianata e compressa con forti palate nell'intento dì ottenere enormi parallelepipedi alti 20-30 cm, separati tra loro, a diversi livelli, da strati di paglia alti circa 10 cm, per favorire in un secondo momento il distacco dei blocchi.
Un esempio è la neviera a volta che si trova a Palazzolo Acreide. Apparentemente sembra il rudere di uno dei tanti monumenti presenti nella zona archeologica. In realtà si tratta di una curiosa testimonianza di archeologia industriale nel campo del freddo. Pensate, una neviera, una fabbrica di ghiaccio secondo metodi naturali, una riserva di questo prezioso elemento in una area geografica con grosse esigenze stagionali. Particolare attenzione va dedicata alla finestra posta sulla volta da cui veniva depositata la neve.
E’ possibile osservare un’altra neviera accanto all’ufficio turistico posto all’entrata della zona archeologica; oggi viene utilizzata come magazzino.
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