I due balconi, sempre con inferriate convesse anche se di minore ampiezza, sono decorati con mascheroni che rappresentano un vecchio che stringe tra le gambe un quadrupede e un giovane dalla chioma fluente che porta alla bocca un frutto e due galli che sono posti ai lati. Vi è inoltre un terrazzino che collega l’edificio principale con un altro, sul lato opposto della via, formando un ponticello frequentato all’ora dagli innamorati (e proprio il barone Spadaro era solito sbirciarli dai balconi soprastanti).
L’ingresso principale presente un’elegante scala a due rampe detta “a tenaglia” opera del capomastro Giorgio Vindigni di Modica, satura di decorazioni policrome sulle pareti e sul soffitto.La distribuzione spaziale delle sale al primo piano presenta otto ambienti comunicanti “ad infilata”, che si affacciano sulla via Francesco Mormina Penna mentre nell’ala Nord vi sono dei vani di disimpegno, usati probabilmente come sala del fumo e sala del the. L’ultimo ambiente dell’ala Nord è stato riconosciuto come il luogo dove era collocata la piccola cappella della famiglia di cui non resta alcuna traccia se non due crocifissi del 1400 (in legno e in cartapesta) recentemente restaurati. Viene ricordato che l’altare presente nella cappella riproduceva in scala ridotta l’altare maggiore in marmo intarsiato della chiesa di san Matteo. Tutte le stanze erano pavimentate con maioliche di Caltagirone che richiamavano i colori delle pareti e dei soffitti. La carta da parati che attualmente riveste i muri e i tendaggi riecheggiano i tessuti nel periodo di splendore del palazzo. Della mobilia rimane esclusivamente un credenzone in legno a vetro arricchito da colonne tortili con cornice intarsiata, nonostante fino a poco tempo fa si trovassero, quando ancora il palazzo era di proprietà Spadaro, una collezione di vasi greci e siculi, un medagliere greco-romano e una pinacoteca, nonché parte della mobilia originale.
L’unico ambiente che si conserva nella fattura originaria è la camera da letto. Si tratta di un piccolo vano quadrato dove è ricavata un’alcova per ospitare l’antico letto a baldacchino. Rimane intatta la pavimentazione in ceramica di Caltagirone nelle tonalità del verde, azzurro, rosa e giallo, e le tele collocate sui sopraporta che raffigurano le virtù familiari. Sul lato sinistro dell’alcova è presente una porticina che permetteva una fuga veloce a chi volesse uscire dal palazzo senza essere visto.
|