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PAGINE DI STORIA ISPICESE 
di Sesto Bellisario 
piano sbarco degli alleati
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Una delle pagine più tristi e drammatiche della storia siciliana ed ispicese in particolare è stata raccontata da alcuni scrittori locali, come Ezio Costanzo ("Sicilia 1943 Breve sto ria dello sbarco alleato"), Ottavio Perticone, ("Lo sbarco 10-12 luglio 1943"), Mariannina Favara ("Cronaca dello sbarco degli Angloamericani e dell'occupazione di Ispica"), Centro Anziani di Ispica ("Storia della mia Seconda Guerra Mondiale"). 
Nei primi di Luglio del 1943, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, gli ispicesi vivono sotto l' incubo dei continui bombardamenti degli alleati. Tranne gli infermi gravi che rimangono a sfidare la morte in casa, al suono della sirena dell'allarme aereo uomini, donne e bambini si catapultano così come si trovano, lasciando tutto nelle loro case, nella vicina "Cava Grande", per rifugiarsi nelle millenarie grotte che una volta erano le abitazioni dell' antica Spaccaforno (oggi Ispica), distrutta dal Terremoto del 1693. 
 
E così lunghe file di persone in preda al terrore, con in braccio i bambini più piccoli, quasi quotidianamente, ad ogni allarme, si incamminavano velocemente verso la "Cava" che ancora una volta, come aveva fatto fin dalla notte dei tempi, offriva riparo e protezione all'inerme popolazione. 
 
cava 
 
Terminato l'allarme, ogni famiglia ritornava nelle proprie abitazioni, che spesso trovavano dilaniate dalle bombe o dai proiettili delle mitragliatrici degli aerei che terrorizzavano al solo apparire all'orizzonte. 
 
Le grotte tuttavia non bastavano per tutti, e molte famiglie si adattarono a convivere con altri nuclei familiari, spesso per settimane intere, in ambienti stretti, umidi e senza acqua e fognatura. 
 
In quell'anno il Comune di Ispica era retto dal Commissario Prefettizio avv. Saverio Alfieri Bruno, succeduto all'ultimo podestà che fu l' avv. Gugliel mo Leontini. A presidiare la città militarmente c'era una compagnia di soldati italiani, acquartierati nel convento del Carmine. Molti militi erano appostati alla periferia di Ispica, dentro alcune "piazzole" di cemento armato, costruite a difesa dell'abitato. Il comandante era il colonnello D'Apollonio, uomo tutto d'un pezzo, che non aveva capito che ormai tutto stava per finire e che la guerra in Sicilia era ormai alla conclusione. 
 
Infatti nell'aria si sentiva che qualcosa di straordinario stava per accadere. Dopo la caduta della Tunisia, molti erano convinti che gli Americani e gli Inglesi sarebbero sbarcati in Sicilia. Un sentore dell'imminente invasione l’avevano avuto gli alti generali dello Stato Maggiore che avevano rinforzato, secondo loro, le difese costiere mediante postazioni coperte da appena qualche centinaio di uomini, tra finanzieri e militari di truppa. La decisione dell'invasione dell'isola era stata presa, infatti nel gennaio del 1943 da Roosevelt e Churchill. Nominato Eisenhower comandante supremo delle Forze Alleate, il 9 luglio del 1943 ebbe inizio l'operazio ne "Husky", ossia l'invasione della Sicilia.  
 
L'operazione Husky fu la prima invasione alleata del suolo italiano che durante la seconda guerra mondiale permise, con l'utilizzo di sette divisioni di fanteria (tre britanniche, tre statunitensi e una canadese) l'inizio della campagna d’Italia. L'operazione Husky costituì una delle più grandi azioni navali mai realizzate fino ad allora. Le grandi unità impegnate appartenevano alla settima Armata USA al comando del generale George S. Patton, e l'ottava Armata britannica al comando del generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo di Armate, sotto la responsabilità del generale inglese Harold Alexander. Si tratta della campagna all'interno della quale si verificò lo sbarco in Sicilia (tra Licata e Gela e tra Ispica e Siracusa) delle forze alleate, tra il 9 e il 10 luglio 1943,  cui presero parte circa 160.000 uomini.