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La lavanderia è un luogo strettamente femminile, anche se ugualmente luogo di fatiche. Cornice indiscussa di colori, quelli dell’alba, ma anche di sensazioni, la freschezza dell’acqua, con le quali si confrontavano le donne di casa prima che il giorno facesse mattina, con lo scialle avvolto in testa per difendersi dal freddo dell’inverno e la voglia di ricominciare un altro giorno dentro al cuore; inginocchiate a terra davanti al lavatoio di pietra, mentre il lume di carretto faceva la sua parte.
La bellezza del pavimento di “ cuticci ”, i colori delle lanterne accese, l’acqua che scorre, infondono intorno una vena di poesia.
Mentre ceste colme di lana, “ bummuli ”, “ quartari ”, e panni stesi rendono questo posto caloroso e familiare. Qui, in un angolo suggestivo, “ u cavaruni “, grosso pentolone posto sul fuoco a cuocere i panni, sostituendosi alle moderne lavatrici. Come suggestiva è la cascata dell’acqua che andava ad irrigare l’orto attiguo alla casa, che il mugnaio nelle piccole pause rubate all’esigenza continua del mulino andava a coltivare.
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