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teatro siciliano 
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Il movimento, l’espressione e l’intensa emozione che si possono provare in una rappresentazione hanno ragione d’essere solo grazie all’esistenza di un trittico inscindibile: il teatro, il genio creativo degli scrittori e la bravura degli attori, elementi fortunatamente presenti in Sicilia in modo entusiastico. 
Infatti, il teatro siciliano vanta di scrittori ed attori illustri che hanno contribuito a dare alla Sicilia una connotazione culturalmente forte.La grande avventura del teatro italiano ed europeo, moderno e contemporaneo, ebbe origine nell'Ottocento a Catania, dove il grande demiurgo di quest'arte, Angelo Musco, fondò nel 1903 la prima Compagnia Drammatica Dialettale Siciliana, diretta da Martoglio, riunendo intorno a sé un manipolo di bravissimi attori autodidatti, di cui facevano parte, oltre allo stesso Musco, Giovanni Grasso, Rosa Balistreri, Mimì Aguglia, Turi Pandolfini, Rocco Spadaro, Tommaso Marcellini ed altri ancora. I quali, per primi, misero in scena le opere di Verga, Martoglio, Pirandello, D'Annunzio, Rosso di San Secondo, Giusti Sinopoli, Domenico Macrì e di altri autori minori, riscuotendo ovunque un impareggiabile e inatteso successo. 
Se poi analizziamo il teatro siciliano nella tradizione mediterranea per conoscerne le varie tipologie ci rendiamo conto che lo stesso si caratterizza in varie espressioni: 
- le farse di carnevale mescolano la tradizione popolare e pagana, i cicli della vita e della morte, criticano una classe sociale usando la fantasia;  
- le sacre rappresentazioni dove c'è la lotta fra il bene e il male ed i suoi protagonisti sono uomini, demoni, angeli, Dio. A livello popolare in passato erano chiamate intrallazzate e consistevano nel rappresentare un dramma, composto da popolani, su un fatto religioso o un evento dell'Antico o Nuovo Testamento. L'intrallazzata comincia con il prologo per accennare ai fatti del poema e chiedere l'attenzione del pubblico e si conclude con qualche sentenza morale.  
- Le vastasate, invece, nascono a Palermo verso la fine del Settecento. Sono chiamate così perché i loro protagonisti erano i "vastasi", i facchini. Il teatrino in cui erano rappresentate era una baracca di legno detta "casotto". Il popolo ne era attore e spettatore. I temi erano semplici, a volte venivano inserite delle cantate. Il loro protagonista principale è "Nofriu" (Onofrio) che incarna le precedenti maschere siciliane di servi. 
- L'Opera dei pupi è il teatro d'ispirazione epico-cavalleresca. I Pupi sono le marionette armate del teatro epico popolare che operò a Napoli e a Roma. Fu don Giovanni Grasso ad introdurlo a Catania e in Sicilia nel 1861. Nell'isola si hanno due differenti scuole: quella palermitana usa i pupi alti 90 cm mentre le marionette catanesi, armate di spada e con elmo e scudo, sono alte 140 cm e con un peso di oltre 35 kg. Tra le famiglie di pupari più celebri della Sicilia si hanno quella di Francesco Puzzo (detto Don Ciccio) e dei fratelli Vaccaro. Tra i pupi più celebri si ricordano Orlando (cavaliere dall'abito rosso e l'elmo con un'aquila), Rinaldo di Montalbano (cavaliere generoso con abito verde e un leone nell'elmo), Angelica, Gano di Magonza (patrigno di Orlando e simbolo del tradimento), Carlo Magno (l'imperatore che dà il nome al ciclo carolingio), Ruggiero (il conte guerriero).  
 
 
 
 
 
 
 
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