Il Barocco a Ragusa - Il giardino ibleo
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(by gruppo universitario Catania Prof.ssa Cristina Salmeri)
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La terza e più recente parte è costituita dalla zona informale della pineta, il cosiddetto Boschetto della Rimembranza. Tipologicamente esso si presenta come l'area più estranea al resto del giardino, con il quale non è assolutamente integrato sia dal punto di vista stilistico che botanico, forse per la mancanza di una effettiva progettazione.
La componente floristica è estremamente povera, essendo presenti solo numerosi Pinus pinea, disposti in modo irregolare, alcuni Ligustrum japonicum ed Eucalyptus camaldulensis.Nel suo complesso, quindi, il Giardino Ibleo si presenta per la maggior parte realizzato in stile formale con la sola eccezione della pineta. La flora è costituita essenzialmente da Fanerofite; le specie esotiche sono presenti in percentuale leggermente maggiore rispetto alle autoctone mediterranee, ma comunque esse sono tutte ecologicamente compatibili con le condizioni climatiche della zona iblea.
Il Giardino Ibleo rappresenta ancora oggi per la città di Ragusa, soprattutto per la sua parte più antica, Ibla, un elemento caratterizzante del patrimonio monumentale, perfettamente inserito nel contesto urbano e, unitamente a chiese e palazzi del centro storico, costituisce un insieme architettonico e paesaggistico unico e irripetibile. Oggi come ieri, esso continua a svolgere un importante ruolo di socializzazione e di incontro per utenti di tutte le età.
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La storia
La bella villa di Ragusa Ibla si caratterizza per l'interessante coesistenza di un patrimonio botanico di un certo rilievo scientifico e di notevoli emergenze architettoniche quali alcune chiese monumentali, un museo e resti di mura e pavimentazioni antecedenti al terremoto del 1693.
Sulla storia del Giardino Ibleo si dispone oggi di una scarsa documentazione (AREZZO, 1994; COSENTINI, 1991) e molti dei dati qui riportati sono stati raccolti grazie alle dichiarazioni di anziani cittadini.
Fino ai primi dell'800, come risulta da una pianta di S. Puglisi del 1837, l'area della villa era un recinto inedificato in cui si riconoscono i resti dei pilastri della cattedrale di San Giorgio, crollata in seguito al terremoto del 1693, la chiesa e il convento di San Domenico e il convento dei Cappuccini.
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Il primo impianto del giardino risale al 1858 grazie all'iniziativa privata di tre facoltosi cittadini iblei: Carmelo Arezzo di Trifiletti, Emanuele La Rocca Impillizzeri di San Filippo e Giuseppe Maggiore marchese di Santa Barbara, come testimonia una lapide situata sul muro perimetrale esterno del convento dei Cappuccini; esso si sviluppava intorno al Viale delle Colonnine così denominato da una serie di colonnine tortili che reggono vasi di terracotta decorati.Inizialmente il giardino era privo di ogni chiusura; la recinzione fu deliberata solo nel Giugno del 1907, affidando il progetto al geometra Giuseppe Pinelli (CULTRERA, 1997; ZAGO, 1986).
In tale occasione l'ingresso della villa, che si trovava in direzione del Viale delle Colonnine, fu spostato nell'attuale posizione.Il viale principale, chiamato Viale delle Palme per il doppio filare di Phoenix canariensis che lo affianca, prese il posto di una strada carrabile, Via Giarratana, che, parallela al Viale delle Colonnine, risaliva alla città lambendo le rovine del portale e della chiesa di San Giorgio.
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