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Lingua e Letteratura siciliana 
carta_dei_dialetti_siciliani 
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Nel corso degli anni sono state molteplici le ipotesi che gli studiosi hanno formulato circa l'origine e la formazione della lingua Siciliana. 
L’ipotesi più accreditata è quella che vede il siciliano come lingua parlata in Sicilia, appartenere alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel “Gruppo” siciliano al pari del salentino e del calabrese centro-meridionale. Molti filologi ed anche l'organizzazione Ethnologue descrivono il siciliano come «abbastanza distinto dall'italiano tipico tanto da poter essere considerato un idioma separato».Il siciliano viene parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia e da un enorme numero di persone emigrate o discendenti da emigrati delle aree geografiche dove il siciliano è madrelingua. Nello specifico quelle trasferitesi nel corso dei secoli passati negli USA (dove addirittura si è formato il Siculish), in Canada, in Australia, in Argentina, in Belgio, in Germania e nella Francia meridionale. 
La lingua ufficiale parlata in Sicilia è l’italiano anche se la grandissima parte della popolazione locale parla anche il siciliano che, nonostante l’Unesco, l’Unione  europea ed altre organizzazioni internazionali riconoscano come lingua, non gode di nessuna forma di tutela né da parte della regione Siciliana né dallo Stato italiano. Il siciliano si deve ritenere una lingua regionale ai sensi della carta europea per le lingue regionali e minoritarie, che all’Art. 1 afferma che per “lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue che non sono dialetti della lingua ufficiale dello stato”. La “Carta europea delle Lingue Regionali o minoritarie”  è stata approvata il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1 marzo 1998. L’Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non l’ha ancora ratificata. 
Se si prende in esame la produzione letteraria ci si accorge che è stata molto viva nel corso dei secoli; inizialmente grazie alla corte di Federico II con la sua scuola siciliana. Tra il 1230 ed il 1266 sotto la corte sveva si sviluppò il primo volgare illustre degno di questo nome. Per quanto il suo uso restasse confinato alle corti italiane ed alla letteratura, dopo gli svevi venne ripreso dagli scrittori toscani che ne vennero fortemente influenzati anche grazie al prestigio letterario della scuola, al cui capofila, Giacomo da Lentini, è attribuita l’invenzione del sonetto. 
Grazie anche allo stile poetico dei Siciliani, molte delle loro parole ed espressioni passarono nel toscano illustre, base della lingua italiana. E tutto questo grazie anche a grandi poeti quali Giovanni Meli, Domenico Tempio, Mario Rapisardi ed Ignazio Buttitta, scrittori come Gesualdo Bufalino o Andrea Camilleri e drammaturghi come Pier Maria Rosso di San Secondo, Nino Martoglio, Luigi Pirandello (premio Nobel) e Luigi Capuana. Da ricordare anche i romanzieri del calibro di Giovanni Verga e lo stesso Capuana per il verismo, così come anche Federico de Roberto, nativo di Napoli ma che visse a Catania (città d’origine della sua famiglia dove è ambientato il suo capolavoro — I Vicerè), mentre una menzione speciale va a Pirandello, Leonardo Sciascia, Vitaliano Brancati ed Ercole Patti per avere rivoluzionato il romanzo del Novecento.  
Salvatore Quasimodo (premio Nobel) fu inoltre un pioniere dell’ermetismo. Ricordiamo anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa, famoso per il suo romanzo storico Il Gattopardo, ritratto della Sicilia risorgimentale, ed Elio Vittorini.  
Nell’isola sono anche presenti alcune minoranze linguistiche, poco numerose ma molto importanti soprattutto dal punto di vista storico-linguistico. Il dialetto gallo-siculo, ad esempio, è una variante del siciliano nato nel periodo normanno. Quando un’ampia rivolta mise a rischio il trono di Guglielmo il Malo, il re reagì sconfiggendo gli oppositori. Per mantenere il suo stato, comunque, portò dal nord Italia molti uomini a lui fedeli e li trapiantò nell’isola.  
Le isole linguistiche hanno cominciato ad essere erose nel Novecento, e oggi solo una decina di comuni (in provincia di Messina ed Enna) mantengono viva la tradizione. Il centro di questa enclave è costituito dalla città di Nicosia (Italia).  Altra minoranza importante è quella albanese, chiamata anche arbereshe. La lingua di questa comunità che abita nella provincia di Palermo (soprattutto nel comune di Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela e Contessa Entellina) è un’antica parlata albanese strettamente imparentata all’albanese riconosciuta dalla legge nazionale n. 482 del 15 dicembre 1999 per la tutela delle minoranze linguistiche. Viene tuttora mantenuta viva grazie ad una forte tradizione popolare e istituzioni culturali. 
I DIALETTI DEL SICILIANO 
Come molte lingue anche il siciliano ha i suoi propri dialetti e variazioni: 
  • Occidentale (tra le province regionali di Palermo e Trapani si contano 1 milione e 600 mila circa di parlanti) 
  • Centrale-Occidentale (nella provincia regionale di Agrigento 450 mila circa) 
  • Metafonetica centrale (tra le province regionali di Enna Caltanissetta, inclusi i comuni "gallo-siculi", 400 mila circa) 
  • Metafonetica sudorientale (provincia regionale di Ragusa, zone meridionali delle province regionali di Siracusa e Catania, 350 mila circa) 
  • Non metafonetica orientale (tra le province regionali di Siracusa e Catania 1 milione e 450 mila circa) 
  • Messinese (nella provincia regionale di Messina, inclusi i comuni "gallo-siculi", 650 mila circa) 
  • Reggino (nella provincia di Reggio Calabria) 
  • Pantesco (isola di Pantelleria) influenzato dall'arabo 
  • Eoliano (Isole Eolie)
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