n giorno nel barocco
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L’itinerario proposto è lungo circa 60km (A/R) e può essere fatto agevolmente in giornata, anche se è consigliabile pernottare almeno una notte in loco per godersi con calma la vacanza.
Si parte dalla città di Noto, famosa per i palazzi di fattura barocca del proprio centro storico.
La spiaggia attrezzata della città dista pochi minuti d’auto, seguendo le indicazioni per “marina di Noto”. A Noto si arriva agevolmente da Siracusa, seguendo la litoranea SS115 per Cassibile e dunque Avola. Da Catania, si percorre l’autostrada A18 Catania-Siracusa, uscendo a Cassibile e seguendo la SS115 Noto. L’intero percorso si snoda lungo le SP19 - SP21 Noto-Pachino.
Un paio di km prima di arrivare a Pachino occorre uscire al bivio per Marzamemi e quindi seguire il litorale verso Sud alla volta di Portopalo di Capo Passero SP-21 e Isola delle Correnti, si ritorna sullo stesso percorso dell’andata.
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Ancora sulla SP 21, al km 6.5 un cartello “fai da te” indica la traversa da seguire per recarsi a Cala Mosche, all’interno della riserva di Vendicari. Questa spiaggia di sabbia dorata è incastonata tra due alti promontori di scogli, l’acqua è pulita e brulicano i pesci. Per nuotare nelle acque cristalline occorre pagare pegno: un chilometro di sentieri per attraversare la riserva dove proliferano i conigli selvatici. Ancora sulla SP21, ma poco più avanti, si apre l’ingresso principale della riserva di Vendicari. Pochi luoghi al mondo sono capaci di appagare tanti diversi appetiti come quest’oasi protetta.
Qui si può approfondire l’aspetto storico archeologico, trovando testimonianze che vanno dall’età ellenistica, bizantina e medioevale, sino all’archeologia industriale rappresentata dalle tonnare dove si lavorava il tonno rosso; oppure l’aspetto naturalistico con il birdwatching e quello meramente vacanziero. Un sentiero su palafitte scavalca la zona umida e consente l’accesso all’arenile anche in pieno inverno: il golfo chiuso all’orizzonte dall’isolotto di Vendicari forma un’immensa piscina e l’acqua si riscalda fino all’inverosimile. La parte più a sud dell’arenile, invece, è sovente recintata per proteggere le nidiate delle tartarughe Caretta caretta. Il golfo si stempera sui ruderi di una tonnara dove svetta la mole di una torre sveva di avvistamento. Gli Angioini la dotarono un tempo di quattro cannoni da dodici once per tenere a bada le navi corsare che ombreggiavano all’orizzonte. Dietro la tonnara giacciono i resti di un antico stabilimento di epoca romana in cui si lavorava il pesce azzurro. I sentieri che si innestano poco più avanti, direzione Noto, seguono il tracciato dell’antica via Elorina che porta sino a Siracusa. Nei tratti di nuda roccia si vedono ancora i segni paralleli lasciati dai carri greci e romani.
Puntando nuovamente a Sud lungo la SP 21, si svolta al bivio per il villaggio San Lorenzo. Scorrendo il tracciato urbano sino alla IX strada, e laddove finiscono le costruzioni - al confine Sud della riserva - iniziano delle meravigliose spiagge. Le calette della “cittadella” sono incastonate tra scogliere e grotte in cui anche a mezzogiorno si può godere dell’ombra. La sabbia è fine e dorata e il bagnasciuga sembra non finire mai, mare ideale per i bambini. Seguendo il profumo del pesce cucinato, si arriva a Marzamemi, il tufo scrostato delle case riflette una luce abbacinante mentre ci si aggira tra le vie polverose del borgo, dove non è raro incontrare gatti orgogliosi di stringere in bocca una lisca appena rubata. Infilando uno dei tanti vicoli, di colpo il turchese del mare fa capolino oltre l’ombra dei pergolati che spesso chiudono le facciate delle case: sono queste le cartoline spedite dal commissario Montalbano di Camilleri, scenografie naturali che richiamano in questo Sud siciliano turisti da tutta Italia. Gironzolando ancora tra i conci consunti della piazzetta “balata”, si notano numerose trattorie con i tavoli a pochi passi dal mare. Scivolando sopra quelle pietre bianche, i barconi delle tonnare, qui chiamati scieri, venivano tirati in secca e posti a dimora nel loggione, a ridosso del molo. Una trentina di anni fa l’intera flotta venne riposta dentro il caseggiato perché non c’era più abbastanza tonno da pescare. Da allora i marinai attendono ancora l’ordine del rais per rimettere in acqua gli scieri.
Proseguendo ancora verso Sud, altre spiagge isolate si aprono a sprazzi come mezzelune dorate tra gli scogli. Scorrendo con lo sguardo l’orizzonte, si notano delle strutture piramidali che emergono dall’azzurro delle acque: sono le vasche di acquacoltura in cui si allevano, in mare, spigole e orate. Seguendo la costa, il nastro d’asfalto si inerpica su una collina che strapiomba nel mare blu. Poco sotto, protette da un’insenatura, le vestigia della grande tonnara di Capo Passero. Il piccolo golfo dalle acque cristalline guida lo sguardo sino alla torre del castello Tafuri, per niente medioevale, bensì una bizzarra costruzione utilizzata per anni come hotel e oramai in abbandono.
Il borgo marinaro di Portopalo appare pigro e sonnecchiante come un tardo pomeriggio estivo, con i turisti che si aggirano nella piazzetta in attesa della prossima scoperta. Ad esempio, di quella stradina sterrata sulla destra che conduce giù alla spiaggia, lambendo un antico stabilimento di lavorazione del pesce di epoca romana. Nei recipienti ovoidali ancora visibili si preparava il garum, una pasta di pesce azzurro macerato e salato, una salsa molto apprezzata dai Romani ma, a quanto pare, assolutamente insopportabile per un palato moderno. Di fronte, oggi come allora, lo stesso Capo Passero, con il suo istmo sabbioso a collegare l’omonima isoletta alla terraferma.
Quasi alla fine di questo breve viaggio, si punta ancora lungo una strada che si perde tra le serre di plastica, le vie polverose sembrano portare in giro senza meta, ma dove finisce la terra, ebbene, in quel posto si sente il profumo d’Africa. Siete su un parallelo più meridionale di quello di Tunisi e currentium insula, l’Isola delle Correnti, ultimo lembo d’Europa, è lì davanti a voi.
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colonna pizzuta (Eloro)
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