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Il Parco 
 
 
 
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  • Il Parco
  • ficus magnolioides
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    È uno dei giardini storici più belli del Sud Italia e finalmente è stato restituito alla città di Ragusa. Si tratta del parco del castello di Donnafugata, tornato ad essere praticabile. 
    Grande, ombreggiato nel primo tratto da grandi ficus magnolioides, poi da altre specie mediterranee e esotiche (succulente, pini marittimi), nasconde alcune "distrazioni" che dovevano allietare e divertire gli ospiti, come il tempietto circolare e la Coffee House (per dare ristoro) o il labirinto in pietra ed alcune "grotte" artificiali dotate di finte stalattiti (sotto il tempietto). 
    giardini
    Nel totale rispetto della Carta di Firenze del 1981, il restauro del parco di Donnafugata, progettato e diretto da Biagio Gruccione e Giacometto Nicastro, ha affrontato e risolto alcuni temi ritenuti prioritari, primo fra tutti quello della salvaguardia di tutti gli alberi esistenti attraverso pratiche colturali e interventi fitosanitari. L’intervento ha inoltre reso possibile la rimozione di tutte le piante morte, la fornitura e messa a dimora delle piante mancanti, il recupero del giardinetto di palme, il ripristino della serra, la realizzazione dell’impianto di irrigazione e il restauro dei vialetti principali. Ma soprattutto, con l’operazione eseguita, è stato possibile ricostruire il parterre realizzato da Lestrade agli inizi del Novecento e rispettarne l’architettura originaria grazie al ritrovamento di immagini dell’epoca. Nella prima fase dei lavori si era già intervenuti ripristinando il labirinto, il finto monaco in cartapesta, la coffee house e il tempietto. Un profondo studio e un’attenta documentazione storico-architettonica e botanica sono stati, infatti, il punto di partenza del progetto di restauro. Troppi interventi si erano succeduti nel tempo finendo con lo snaturare l'armonia del parco, che per tornare all’antico splendore è stato diviso in tre grandi zone omogenee: l'orto-frutteto, i giardini formali e i giardini informali. L'intervento più incisivo ha riguardato l'area dei cosiddetti giardini delle delizie o formali.  
    coffee house
    tempietto ionico
    Le fonti storiche. 
    La ricerca non ha portato al ritrovamento di planimetrie di progetto. Le alterne vicende della famiglia Arezzo non hanno consentito di individuarne l'esistenza o in ogni caso, qualora siano state elaborate e non siano andate distrutte, di localizzare dove sono conservate; si può ipotizzare che, se qualche planimetria esiste, essa sia in possesso del ramo della famiglia Arezzo-Testasecca che risiede in Francia. In ogni caso siamo convinti che non ci sia stato un progettista incaricato del giardino, ma che i proprietari che si sono succeduto dalla metà dell'ottocento ai primi del novecento (soprattutto il barone Corrado Arezzo De Spuches e il visconte Le Strade) abbiano realizzato questo parco per fasi su loro stessa indicazione servendosi delle maestranze a disposizione. L'assetto finale, che possiamo far risalire ai primi del '900, ci appare secondo il gusto ottocentesco come sommatoria di stili, di forme, di manufatti, di elementi ripresi dai parchi visitati nei frequenti viaggi in Europa: vedi l'angolo dei cenotafi, citazione evidente dell'isola circolare dei pioppi di Roisseau ad Ermenonville o del richiamo di essa realizzato a Dessau-Worlitzer Gartenreich, o la stessa struttura del labirinto che ricalca pedissequamente la planimetria di Hampton Court. 
     
     
    parco
     
     
     
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