Prestissimo!... alle due del mattino del giovedì Santo hanno inizio le celebrazioni. E gran parte della città di Ispica, come per miracolo, si alza per tornare nell'antica Spaccaforno, a pregare davanti a ciò che resta di Santa Maria della Cava, chiesa fantasma di città fantasma, affacciata sul greto di un fiume anch'esso fantasma, oramai secco.
I rintocchi, grazie all'ora, della campanella del piccolo tempio guidano nel buio i fedeli, formando tanti rivoli di fiume verso uno stesso posto. Un sacerdote sull'entrata dell'antica dimora del Cristo a Culonna recita una preghiera. E tra i più anziani dei fedeli si sente un mormorio: "Lu Santissimu Cristo di Spaccafurnu è numinatu ppi' tuttu lu munnu".
Poi un serpente di luce (la processione di fedeli con torce) risale verso Ispica, la città nata sulla collina di fronte all'antica Spaccaforno, rasa al suolo dal terribile terremto del1693, dopo essere stata abitata fin dalla Preistoria. Un luogo magico, oggi noto come Cava d'Ispica. "Un cunicolo a cielo aperto, una valle lunga e magra, un termitaio di grotte, loculi, sacelli, che le meteore e gli uomini hanno misteriosamente scavato nei secoli"...(Gesualdo Bufalino).
Gli abitanti che non sono scevi alla Cava attendono la processione davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore, in quello splendido semicerchio barocco che è il portico realizzato dall'architetto netino Vincenzo Sinatra. Alle quattro del mattino il tempio è ancora chiuso: dentro, i membri della Rettoria, con lunghe vesti bianche e mantelle rosse, da ore profumano l'aria di incenso attendendo il battere del loro presidente per aprire le porte e dare il via ufficialmente alle celebrazioni del Giovedì Santo, tra campane a festa e salve di cannone.
Si attende il presidente perchè, quale massimo rappresentatnte del'arciconfraternita, è il "padrone di casa": fu l'istituzione a edificare e rendere magnifica dal 1630 in poi la basilica.
"CAVARI" e "NUNZIARI"
A questo punto e' necessario spiegare come a Ispica due importanti arciconfraternite si siano divise la Settimana Santa. Il giovedì è dei "cavari", i membri dell'arciconfraternita di Santa Maria Maggiore, ed il venerdì dei "nunziari", quelli della Basilica SS. Annunziata, che recano in processione la statua in legno d'ilice del Santissimo Cristo con la Croce, venerata fin dal 1623 nella chiesa del Parco della Forza.
Le due confraternite nacquero nel '500 e, per avere un'idea di quanto importante e ricca fosse quella dei cavari, basti pensare che nel 1783 il vicerè di Sicilia Caracciolo dovette impedire al clero di mettere le mani sui suoi beni e sulle rendite. La storia dell'arciconfraternita cela molti altri episodi curiosi, come lo scioglimento, nel 1826, per il sospetto d'essere una società segreta.
Comunque adesso torniamo alla festa del giovedì Santo. Aperte le porte della Chiesa, i fedeli sfilano fino alle 11 del mattino davanti alla nicchia racchiusa da colonne tortili che ospitano il simulacro velato del Cristo.
by Ass. Fazzoletti Rossi: Giuseppe Santoro, Giuseppe Gugliotta, Leandro Distefano.
Offrono "la cera" (teste, bamboline, altro) per grazia ricevuta. In un angolo della Chiesa si contano le offerte: le banconote poste su grandi vassoi di metallo. Questo momento rappresenta per i visitatori l'occasione per ammirare lo splendido interno della chiesa, arricchita dagli affreschi di Olivio Sozzi, uno dei più interessanti pittori siciliani del '700, e dagli stucchi dei Gianforma.
"Eh, picciuotti! A la culonna"
Alle 11 in punto, al grido "Eh, picciuotti! A la culonna", giungono i portatori, camicie bianche e fascia rossa a bandoliera, con in spalla il fercolo (termine derivante dal latino, fero cultum, ossia portare per il culto) su cui sarà sistemato il simulacro: un Cristo dolente, martoriato, chino sotto i colpi di due flagellanti.
La folla è straboccante!!! L'officiante, dai paramenti rilucenti, s'incunea con forza e insieme al presidente giungono sull'altare. "Viva lu Patri!" grida tre volte il sacerdote e migliaia di fazzoletti vermigli vengono agitati dai fedeli che rispondono in coro: "Culonna!".
Mentre fuori dal tempio una delle due bande esegue un "murtoriu" del maestro Giuseppe Bellisario, la statua, posta sul fercolo, iene sistemata al centro del transetto, sotto la cupola centrale della basilica.
Solo dopo la solenne Messa cantata delle quattro del pomeriggio, tra scampanii, musica e le immancabili salve di cannone, ci sarà la "sciuta", ovvero l'uscita del Cristo a Culonna, preceduta da una teoria di stendardi e cilii, magnifiche lampade votive barocche.
foto Salvatore Brancati
Da secoli ormai il sole al tramonto saluta lo spettacolare avvio della processione, che avrà il suo momento clou intorno alle 20, in via Garbaldi, quando si svolge "lu'ncuontru", il commovente incontro del Cristo con l'Addolorata: grande è la partecipazione emotiva della gente quando Maria per tre volte vien fatta chinare, a simulare il bacio dei piedi del Cristo. Non conta che si tratti di due statue:i fedeli, con gli occhi umidi di lacrime, ci vedono tutto il dolore di una madre all'apparire del figlio martoriato dalle frustate e umiliato. Come i fragellanti che un tempo, coronati di spine, si ferivano il torso nudo, facendolo sanguinare.
foto Salvatore Brancati
La processione riprende, per fermarsi nuovamente alla chiesa dell'Annunziata, dove si svolge lo spettacolo di giochi pirotecnici. Dopo un altro momento emozionante, "a'cchianata", la salita di via XX Settembre, allo scoccare della mezzanotte, il fercolo, tra i magnifici archi di luminaria, rientra infine in chiesa.
E dopo "'i gira" - tre giri attorno alle navate laterali, una reminiscenza del periodo in cui due secoli fa il giro esterno era stato proibito per evitare disordini, la statua del Cristo torna nella sua nicchia. Accadeva così anche prima del terremoto, nella chiesa di Santa Maria della Cava. E così sarà anche l'anno prossimo. E sempre, finchè ci sarà l'ARCICONFRATERNITA !!!
Interno Chiesa Santa Maria della Cava
Scendendo dal parco archeologico della «Forza» nel fondovalle s’incontra la chiesa rupestre di S. Maria della Cava, costituita dalla parte absidale dell’omonima chiesa distrutta dal terremoto del 1693. Nell’interno, disadorno, sono ancora visibili tracce di affreschi di datazione incerta.
Il culto del Cristo alla Colonna
Il Simulacro del Cristo flagellato alla Colonna ha una storia che risale all'incirca al 787 d.C., l'anno del Concilio di Nicea. Per questa antica origine Colonna, come affettuosamente i fedeli chiamano il Simulacro del Cristo flagellato, è una delle immagini della memoria collettiva della città.
Il Simulacro risale alle comunità del fondo valle, delle grotte della Cava ranni (Cava Grande), una valle incisa per tredici chilometri nelle pendici meridionali degli Iblei, fra Modica ed Ispica, dove sorgeva l'antico insediamento della città.
L'immagine del Cristo alla Colonna è il risultato di una serie di lavorazioni effettuate per motivi religiosi e politici nel corso dei secoli.
Processione della vara col Cristo a "Culonna"
La notte del Giovedì Santo l'arciconfraternita dei cavari porta in processione la vara con il Cristo a Culonna. I cavari, che sono anche gli organizzatori della processione, prendono nome dalla Cava, il luogo dove sorgeva l'antichissima, originaria chiesa di Santa Maria, attorno alle cui rovine si danno appuntamento gli ispicesi per la Via Crucis che precede la processione.
Fazzoletti rossi ed ex voto
Alcune immagini relative a momenti salienti dei riti all'interno della chiesa di Santa Maria Maggiore:
° per tutto il periodo della settimana santa vengono offerti al Bambin Gesù degli ex voto che riempiono tutta la navata.
foto Salvatore Brancati
° durante la discesa dall'altare del Cristo alla Colonna i fedeli accompagnano il lento movimento con il grido "Culonna", che viene scandito a lungo, accompagnato con il gesto delle mani ed a volte di fazzoletti rossi. Sono attimi di intensa religiosità che si nota sul volto di tutti i presenti.
foto Salvatore Brancati
Omaggio al Cristo flagellato
Durante la discesa del Cristo alla colonna la folla dei devoti si assiepa all'interno della Chiesa S. Maria Maggiore prima dell'uscita della vara.
Infatti, una volta discesa, la vara viene allestita e lasciata a lungo al centro della chiesa affinchè i fedeli possano baciare e rendere omaggio al Cristo flagellato.