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La masseria nel paesaggio Ibleo  
 
 
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strada di campagna 
 
 
Cenni storici 
Il grande complesso rustico della “masseria” è una fattoria fortificata molto diffusa in Sicilia. Rappresenta uno degli elementi tipici del paesaggio, per il ruolo storico e come elemento significante d’architettura e trasformazione del territorio. 
La masseria è l'espressione di un'organizzazione geo-economica legata al latifondo, la grande proprietà terriera che alimentava le rendite delle classi aristocratiche e della borghesia. Le masserie erano quindi delle grandi aziende agricole abitate, a volte, anche dai proprietari terrieri, ma la grande costruzione rurale comprendeva pure gli alloggi dei contadini, in certe zone anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti. 
La nascita della masseria fu spesso un prodotto della colonizzazione baronale di vaste aree interne abbandonate ed incolte, negli anni tra il Cinquecento e il Settecento, quando la Spagna per approvvigionarsi dei cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili di Sicilia i quali arrivavano a fondare perfino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria. 
Ancora oggi nella Sicilia, nelle zone di tradizionale uso agricolo, è possibile incontrare tali costruzioni di notevole volume ed estensione per lo più in abbandono ma a volte restaurate e riutilizzate come aziende agrituristiche.  
 
Presentazione 
Centro e simbolo della grande proprietà terriera, antiquariato del sistema feudale, la masseria nasce come insediamento di tipo padronale di controllo e di organizzazione del latifondo ed ha all’origine una specifica valenza funzionale in relazione alle colture e attività storicamente dominanti nel territorio siciliano: la granicoltura soprattutto e l’allevamento. Specificità che con la parcellizzazione della grande proprietà e l’introduzione di colture diversificate si è via via perduta attraverso vari adattamenti, che hanno consentito l’inserimento di funzioni legate alle nuove esigenze. La massa compatta di tali edifici più o meno complessi, più o meno conservati nell’assetto originario, segna il paesaggio rurale siciliano in maniera significativa, tanto più che la stessa funzione di controllo al centro del feudo le determina spesso un’ubicazione isolata e baricentrica nel territorio. 
Con il termine "masseria" si vuole significare perciò, una dimora rurale di campagna, basata prevalentemente sulla granicoltura e sull’allevamento. In questo senso — largamente diffuso tra i contadini e i piccoli proprietari o affittuari o coloni — qualunque tipo di dimora rurale può essere designata come masseria, a prescindere dalla sua forma o costruzione edile. 
L'equivoco che può sorgere da questa interpretazione popolare, è senza dubbio grave ai fini di una classificazione delle forme o tipi della dimora rurale. Si può limitare il termine "masseria" a quelle forme complesse di dimora rurale, che rappresentano il tipico frutto del latifondismo fondiario. 
muretti di campagna
 
La masseria nasce direttamente dal calcare sul quale si fonda facilmente sotto i pochi centimetri di humus. Gli stipiti delle porte e delle finestre, gli archi e le piattabande, le soglie ed i basolati , sono di calcare duro; il resto della muratura è di calcare tenero, il cui colore varia dal giallo chiarissimo al grigio. Queste costruzioni sono realizzate a secco, senza malta e senza intonaco , da esperti operai contadini ; gli stessi che costruiscono i muretti ed i terrazzamenti. 
I muretti hanno un’altezza media di un metro e si distinguono nel tipo modicano e ragusano. La loro struttura, rinforzata da lastre traverse e opportunamente drenate, può durare integra per qualche decennio. I muretti regolano le alternanze, recingono gli orti e i porcilai, proteggono i giovani carrubi , contengono gli argini dei torrenti e nei terrazzamenti , costituiscono l’isometrica misura delle montagne. 
Il tipo più drammatico di queste costruzioni, sono le recinzioni delle antiche masserie dove si allevano pecore, le "mannare" . In questi recinti il muro a secco raggiunge i quattro metri di altezza, ed è coronato da lastre di pietra aggettanti sessanta, settanta centimetri a difesa dagli attacchi dei lupi. 
L’importanza di una masseria era segnata dalla presenza della chiesa. Il proprietario si riservava un appartamento ben distinto del complesso. 
Da quando la necessità della recinzione andò diminuendo, la corte si è aperta in più diretta correlazione con l’intorno. Allora la casa del padrone si distingue dal complesso della masseria, contrastando per il miglior grado di definizione costruttiva e per la presenza delle decorazioni. Si possono pure avere due corpi distinti, oppure la villa affiancata al rustico, con il contrasto del tetto a padiglione ben definito rispetto i vicini, bassi spioventi. Questi sono fatti di travature di legno coperte con tegole di cotto. 
masseria
Nelle masserie più recenti, della fine dell’800, sotto l’influenza della manualistica la tipologia si è semplificata. La corte si è allungata , ai suoi lati maggiori si sono allineate le fabbriche. 
Diversa dalla masseria dell’altopiano è quella delle cave. La masseria di "ciumara". In queste è sempre esplicitamente rappresentata la connessione tra pietre ed acqua. Le colture sono più differenziate e più complessa è l’articolazione plano — volumetrica. 
Le case contadine delle piccole e medie proprietà sono molto semplici. Derivano da un nucleo monocellulare cui si aggiungono tutti gli altri elementi. Secondo queste modalità di aggregazione sono usualmente distinte nei due tipi a piani sovrapposti o a pianta giustapposta. 
Essendo la maggior parte del territorio ibleo formato da rocce calcaree, i materiali più largamente usati in edilizia come elemento primario sono: la " pietra di Modica " nota per le qualità di maggiore durezza, e la " pietra di Siracusa ", molto più tenera e meno lavorabile. 
Gli edifici rurali, in generale, risultano in stato di degrado avanzato, l’abbandono e l’assenza di manutenzioni periodiche ha comportato in alcuni casi, la perdita di pezzi di storia della civiltà rurale, mentre in altri casi, le manomissioni dovute ad indiscriminate ristrutturazioni o l’inserimento di elementi costruttivi moderni, hanno fatto si, che fossero completamente stravolte le caratteristiche tipologiche e architettoniche originarie.  
Simbolo della grande proprietà terriera
masseria baronale
 
Struttura
Lo schema tipico della masseria comprendeva una costruzione di tipo chiuso verso l'esterno e con le aperture tutte rivolte all'interno della corte o del grande cortile. Le stesse mura perimetrali, senza aperture, facevano da protezione contro intrusi e malintenzionati, permettendo anche una difesa eventuale contro assalti di briganti. 
Una porta grande d'ingresso sbarrata da un robusto portone permetteva l'accesso al grande cortile anche alle carrozze e ai carriaggi da trasporto. In genere una parte dell'edificio a scopo abitativo aveva uno o più piani alti nei quali abitava il "padrone" e la sua famiglia. I piani bassi erano adibiti all'uso abitativo dei contadini e come depositi delle provviste. All'interno del cortile erano anche le stalle per i cavalli o per i muli nonché i locali per polli, conigli e volatili vari di allevamento. Altri locali servivano per il deposito degli attrezzi da lavoro e come ricovero delle carrozze padronali.
Tipologie
La masseria della regione iblea può ricondursi a due tipi: siracusano e ragusano. Cogliere le diversità di questi due tipi edilizi, è utile ai fini della conoscenza del territorio sul quale operiamo, visto che la nostra Zona comprende alcuni comuni delle due provincie. Tale diversità si coglie maggiormente, man mano che ci si allontana dai limiti territoriali. 
La masseria del tipo siracusano è distinta da una maggiore superficie occupata, da un più capace cortile e soprattutto da un corpo edile a due piani, che interessa talora una notevole parte del complesso rurale — la casa padronale, che ancor ospita la famiglia del proprietario per circa due mesi l’anno (agosto — settembre) durante il periodo del raccolto — dove è manifesto l’influsso edile ed artistico urbano, notevoli appaiono i motivi architettonici secenteschi e settecenteschi. 
La masseria del tipo ragusano è più raccolta e contenuta, spesso senza pretese estetizzanti, con muratura viva senza i colori vivaci della masseria siracusana. 
Mentre la masseria siracusana ha profondamente modificato, a volte, la diversa funzione dei suoi locali — con l’eliminazione delle stalle che hanno fatto posto al palmento, alla cantina, al trappeto — la masseria ragusana, all’opposto, appare ancora vincolata alla cerealicoltura e all’allevamento bovino. 
L’area di massima diffusione della masseria ragusana risulta, oggi, limitata ad un piccolo settore della regione iblea: agli altopiani di Ragusa e di Modica. Quella siracusana, invece, occupa tutta la fascia orientale della regione iblea, da Augusta fino a Pachino, addentrandosi sugli altopiani più profondamente lungo il Tellaro, ove si spinge fino a Frigintini e oltre il Castelluccio. Essa riappare, con forme veramente cospicue, e anzi più imponenti, talora con bastioni turriti ai quattro angoli, nel Caltagironese, con movenze che la collegano dal punto di vista architettonico alle masserie del grande latifondo dell’interno dell’isola.  
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