La grotta
La grotta si trova in una riserva che si estende su una superficie di 11,25 ettari ed è costituita da un pianoro ubicato a mezza costa dei monti Climiti, da cui si può ammirare uno splendido panorama della Valle dell’Anapo.
La Grotta Palombara è una cavità carsica fossile, cioè non più interessata da circolazione d’acqua all’interno. Ha uno sviluppo complessivo di circa 800 metri. L’ingresso è costituito da una voragine profonda una dozzina di metri e larga altrettanto, in fondo alla quale si può giungere solo con l’uso di corde e scalette speleologiche. Superata una serie di angusti cunicoli e una stretta fessura (passaggio in opposizione), si perviene alla grande “Sala dei Vasi”, così detta in seguito al rinvenimento, negli anni ’60, di due vasi a clessidra della fase castellucciana, successivamente trafugati da ignoti. Da qui, si arriva alla “Sala del Guano”, un vasto ambiente caratterizzato da una volta a forma di cupola alta una decina di metri, dove vive una numerosa colonia di pipistrelli Vespertilio maggiore (Myotis myotis), i cui escrementi si sono accumulati sul pavimento della cavità formando un grande ammasso di guano che ospita una ricca fauna guanobia. Dalla “Sala del Guano”, si dipartono due ramificazioni denominate l’una “Ramo del Geode” e l’altra “Ramo del Laghetto”. Sia in fondo alla voragine d’accesso, sia all’interno della cavità sono stati rinvenuti resti ossei fossili di grossi Vertebrati, quali cinghiali, ippopotami, cervi, lupi, volpi, buoi selvatici (uri), nonché di rettili e micromammiferi, quali Crocidura, Quercino, Arvicola, Topo selvatico.
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Nell’area protetta vive una fauna epigea costituita da numerose specie di Invertebrati. Tra i Vertebrati, i Rettili sono rappresentati dalla Lucertola campestre (Podarcis sicula), dalla Lucertola siciliana (Podarcis waglerianua) specie endemica della Sicilia, dal Ramarro occidentale (Lacerta bilineata) e dal Biacco maggiore (Hierophis viridiflavus), mentre tra gli Uccelli annoveriamo la Gazza (Pica pica), il Passero solitario (Monticola solitarius), il Gheppio (Falco tinnunculus), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), l’Airone cenerino (Ardea cinerea), il Piccione selvatico (Columba livia) e il Colombaccio (Columba palumbus). Il popolamento faunistico cavernicolo della Grotta Palombara è assai vario e ricco di specie e comprende essenzialmente una importante componente guanobia. Di particolare interesse naturalistico è la presenza di animali che compiono interamente il loro ciclo biologico in grotta e presentano peculiari adattamenti fisio-morfologici all’ambiente sotterraneo (troglobi), come lo pseudoscorpione Roncus siculus, specie endemica presente anche nella vicina Grotta Monello. Tra gli organismi che frequentano la cavità ma che non sono esclusivi di essa (troglofili) vanno menzionati, in particolare, i pipistrelli Vespertilio maggiore (Myotis myotis), Miniottero (Miniopterus schreibersi), Rinolofo eurialo (Rhinolophus euryale) e Rinolofo di Mehely (Rhinolophus mehelyi). Animali di altri gruppi si possono rinvenire occasionalmente all’interno della grotta (troglosseni), come il Rospo comune (Bufo bufo).
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La geologia
I Monti Iblei si estendono nell’estrema regione sud-orientale della Sicilia su una superficie di oltre 4.500 Kmq, con una quota media di circa 500m slm. Qui, affiorano terreni prevalentemente calcarei di età compresa tra il Cretaceo e il Quaternario. I loro caratteri litologici mettono in evidenza una diversa evoluzione delle serie sedimentarie, dal Cretaceo al Miocene, nei settori occidentale e orientale. A questa diversificazione corrispondeva, infatti, una variazione nelle caratteristiche paleo-ambientali marine, rispettivamente a est con carattere di mare poco profondo, a ovest con carattere prevalentemente pelagico, di mare aperto. I terreni affioranti nell'area iblea, a occidente, sono rappresentati dalla F.ne Ragusa, costituita da una successione marnoso calcarenitica suddivisa nei due membri “Leonardo” e “Irminio”. Nel settore orientale è presente la Formazione dei Monti Clìmiti, il cui membro inferiore (Monte Melilli) è caratterizzato da calcareniti e calciruditi pulverulente, biancastre, a microfaune (foraminiferi planctonici), quello superiore (Monte dei Calcari di Siracusa) da calcareniti e calciruditi contenenti resti di alghe calcaree, coralli coloniali, echinoidi e grandi molluschi bivalvi. Sugli estesi e marcati affioramenti rocciosi dell’intero pianoro su cui si estende la Riserva sono visibili peculiari forme carsiche superficiali di varie dimensioni, quali superfici alveolate di corrosione, scannellature, vaschette di corrosione, solchi carsici a doccia.
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Il paesaggio vegetale è l’espressione della storia di ogni territorio. Il clima che insiste sulla riserva è di tipo prettamente mediterraneo, con un periodo di deficit idrico coincidente con il periodo estivo. Le tipologie vegetazionali dell’area protetta si possono ricondurre alle seguenti categorie: formazioni di macchia nei tratti più impervi e rocciosi; formazioni a gariga da considerarsi come fasi transitorie verso la macchia o di degradazione della stessa; formazioni steppiche favorite dal recente abbandono dei terreni agricoli e formazioni annuali fisionomicamente individuabili nei praticelli effimeri. Sulle culminazioni rocciose si rinviene una vegetazione arbustiva caratterizzata dalla presenza di specie di xeriche come l’ogliastro (Olea europea var. sylvestris), l’alaterno (Rhamnus alaternus), il mirto (Mirtus communis), la calicotome (Calicotome infesta). Nei tratti pianeggianti e poco rocciosi si rinviene una gariga a piccoli arbusti mediterranei ben adattati alla siccità dei mesi caldi, tra questi il timo (Thymus capitatus), il camedrio doppio (Teucrium flavum), la canutola (Teucrium polium), l’ ononide (Ononis natrix), il salvione giallo (Phlomis fruticosa) e la spinaporci (Sarcopoterium spinosum). Nei tratti pianeggianti e con suolo roccioso e poco profondo, si insedia una vegetazione steppica perenne a graminacee cespitose che spesso caratterizzano la fisionomia dei tavolati calcarei iblei. Qui abbondano soprattutto due graminacee: il barbone (Andropogon distachyus) e il barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta) che spesso si accompagnano alla ferulago (Ferulago nodosa).
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