Nella sagrestia della chiesa di S. Giovanni Evangelista a Scicli si trova un dipinto che presenta una iconografia rara in Italia: si tratta di un Cristo crocifisso con una veste sacerdotale che copre la parte bassa del corpo, dai fianchi alle caviglie. La veste è bianca con una larga fascia a merletto in basso. Illeggibile risulta la croce lignea di spalle che si confonde sullo sfondo scuro.
Oltre alla veste sono inusuali anche un uovo di struzzo e due coppe circolari convesse poste sotto i piedi, di colore grigio metallico, e tenuti da un unico chiodo.
L'iconografia non ha riscontri in Italia, mentre ha riscontri in diverse tele con analogo soggetto che si trovano in varie città della Spagna. Si tratta di una iconografia settecentesca che fa riferimento ad una scultura lignea del secolo XIV venerata nella chiesa madre di S. Maria di Burgos.
La presenza a Scicli, nella chiesa di San Giovanni, si giustifica perché la fondatrice del monastero annesso, donna Giovanna Di Stefano, baronessa di Donnabruna, era moglie di Don Girolamo Ribera la cui famiglia, di origine spagnola, era arrivata a Scicli nella seconda metà del secolo XVI.
Il Pluchinotta, infatti, ci informa che fu Mattia Ribera, nominato Sergente Maggiore di Scicli a fissare qui la sua residenza. A Girolamo Ribera nel 1638 furono concessi i titoli di barone di Santa Maria la Cava e di barone di Montagnarossa.
Il dipinto che ha toni molto scuri, potrebbe trarre vantaggio da un accurato e attento restauro.
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(da Paolo Nifosì, "Scicli, Una città barocca", Ed. Il Giornale di Scicli)
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