Le zone umide e l'uomo
Per molto tempo nell'immaginario collettivo, le paludi e gli stagni hanno rappresentato per l'uomo quanto di più desolante e negativo ci possa essere. Questa è ancora l'immagine tradizionale che oggi sopravvive nella maggioranza delle persone. Chi ha invece vissuto in prima persona l'esperienza di una zona umida, vi parlerà del volo improvviso di un airone dal canneto, del volo di uno stormo di anatre, di un brulicare di vita come in pochi altri ambienti naturali.
In effetti cos'è una zona umida? Il termine zona umida è molto ampio e comprende una vastissima varietà di ambienti che secondo la definizione data dalla Convenzione di Ramsar per la protezione e la conservazione di queste zone, raggruppa: "aree palustri, acquitrinose, morbose o comunque specchi d'acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei con acqua ferma o corrente, salmastra o salata, compresi i tratti di mare, la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea". Luoghi quindi, dove si stabilisce un connubio speciale fra la terra e l'acqua. L'unione fra i due elementi genera ambienti unici ed irripetibili, fragili e ricchissimi, affascinanti e sconosciuti, da avvicinare con molta discrezione, conoscere, amare e proteggere. C'è stato sempre un rapporto privilegiato fra l'uomo e gli ambienti umidi.
Esemplare in questo senso è stata la civiltà egizia, sviluppatasi sul delta del Nilo e che utilizzò per millenni le piene del fiume, principale risorsa. Le popolazioni locali vi erano attirate dall'abbondanza di pesce, selvaggina, vegetazione e dalla grande disponibilità d'acqua che permetteva di coltivare periodicamente i terreni inondati e di far pascolare liberamente nelle praterie il bestiame nelle praterie. Attività tradizionali quali la pesca o la pastorizia vengono ancora oggi praticate con successo sul Nilo, come d'altronde avviene in tante altre zone umide del mondo. Questi ambienti sono importantissimi per l'uomo sia dal punto di vista biologico ( le zone umide sono fra gli ecosistemi più ricchi di vita in assoluto, secondi per produttività solo alle foreste tropicali), che economico e sociale. Hanno inoltre un rilevante ruolo ecologico di cui l'uomo raccoglie quotidianamente i benefici. Funzioni quali: controllo delle piante, purificazione delle acque, stabilizzazione delle coste, controllo dell'attività erosiva, trattenimento di sedimenti ed inquinanti e stabilizzazione del microclima sono alcuni dei vantaggi che le zone umide forniscono all'uomo.
|
|
Alcuni numeri sulle migrazioni
Ogni anno si stima che svernino in Africa oltre 5 miliardi di uccelli. Il record di volo migratorio conosciuto è della Sterna artica o codalunga con quasi 25.000 Km. ini alcuni individui; poiché questo uccello può vivere anche 25 anni, la distanza coperta nella sua vita solo per gli spostamenti migratori può raggiungere un ordine di grandezza attorno ad 1 milione di km!
La distanza media di un migratore europeo diretto in Africa e di 5000 Km., compiuti in circa 100 giorni. La maggior parte degli uccelli europei compie tappe con un avanzamento giornaliero 60-75 km tra i piccoli migratori a lungo raggio (beccafichi e capinere). Rondini, sterne e limicoli compiono invece tratte di 150-200 Km. al giorno. Sono rare le specie di uccelli europei che compiono il volo migratorio in un'unica o in poche tappe. Tra queste spicca il Beccaccino, con percorsi no-stop di 5000-7500 Km.
La velocità del volo non sempre è costante; tende ad aumentare durante il superamento di barriere (es. montagne e deserti), mentre presso alcune specie gli adulti volano più veloci dei giovani. La velocità di crociera di alcune specie: Colombaccio e Germano reale 60 km/h, Rondone 40 km/h, Cinciarella 29 km./h.
Anche l'altezza del volo è variabile tra le specie, in relazione al tipo di territorio che si sta attraversando. In Europa sono le oche ed i cigni a raggiungere le quote maggiori ( sino a 8000-8500 m.), mentre la maggior parte delle specie si sposta rimanendo sotto i 2000 m. Il record mondiale conosciuto è quello di un Grifone di Ruppell (Gyps rueppelli), finito nei reattori di un aereo nei cieli sopra la Costa d'Avorio, ad una quota di 11.300 m.!
Infine in Italia il punto di maggior concentrazione di migratori è lo stretto di Messina, con un passaggio di 18.000 individui di media solo considerando i rapaci ed i grandi veleggiatori (es. cicogne).
|
Stretto di Messina
L'Italia è in una posizione strategica per la migrazione perché rappresenta un ponte naturale tra l'Europa e l'Africa. In primavera e in autunno, sullo Stretto di Messina oltre a Falconidae, Accipitridae, Pandionidae e Ciconidae, possono essere osservate moltissime altre specie di uccelli. Tra i passeriformi si possono citare il rigogolo, la balia nera, la balia dal collare, i luì, il pigliamosche, il culbianco, la monachella, i codirossi, lo stiaccino, il fringuello, il cardellino, il fanello, la cutrettola, la rondine, il topino, il balestruccio, la rondine rossiccia. Tra i columbiformi ci sono tortore e colombacci, tra i coraciformi il gruccione, tra i galliformi la quaglia, tra gli apodiformi i rondoni maggiore e pallido.Anche molti uccelli acquatici scelgono questa rotta e si fermano nei laghi salmastri di Punta Faro e Ganzirri in Sicilia e nel Pantano di Saline Joniche in Calabria: anseriformi, caradriformi, tra cui in particolare l'occhione, gruiformi con i gruidi e i rallidi, ardeidi, podicipediformi.
Le località di osservazione sono varie e a seconda del vento si scelgono differenti punti di osservazione. Il vento migliore per fare osservazioni è quello da nord-ovest mentre con lo scirocco si osservano nei primi giorni molti rapaci che arrivano bassi perché stremati e provati dal vento, poi il transito si annulla quasi completamente. Col vento da nord si privilegiano posti come Portella di Castanea, Salice, Monte Ciccia, Puntale Chiarino e Monte Dinnammare mentre col vento da sud si fanno osservazioni da Castanea, Santa Rosalia e lungo la costa da Torre Faro.
Il periodo migliore per fare osservazioni sullo Stretto è da inizio aprile sino a fine maggio sebbene il periodo più consigliato e tra fine aprile e i primi 15 giorni di maggio. In questo periodo può capitare di assistere a giorni assolutamente entusiasmanti con un passaggio di 1.000-5.000 rapaci in un giorno; in queste occasioni non si smette un attimo di guardare, contare, identificare, indicare; ci sono frangenti in cui non sai davvero dove guardare, in cui sei indeciso se aiutare a contare un gruppo di più di 200 pecchiaioli o goderti una anatraia che sta passando in scivolata bassa, se osservare le Cicogne nere che volteggiano o se dedicarti ad un maschio di pallida che sfiora i campi.
Ogni anno viene organizzato un Campo per la protezione e l'osservazione dei Rapaci (e di tutti i migratori in genere); tale campo si svolge a Messina dal 1° di aprile al 30 di maggio (e a Reggio da fine aprile). Il campo è l'occasione migliore per fare una vacanza di birdwatching e svago sullo Stretto, nonché per contribuire alla protezione dei rapaci, cicogne e uccelli in transito migratorio. Per questo campo, davvero vitale per la lotta al bracconaggio, la presenza di volontari è fondamentale.
Per prenotare basta inviare un’e-mail f.corso@isabenergy.inet.it o telefonare alle organizzatrici: Anna Giordano 090-315362 e Deborah Ricciardi 090-2936876 oppure allo 0360-987616.
|
Il Biviere di Gela
E' una delle più importanti zone umide della Sicilia; si trova a circa 8 Km a sud-est dell'abitato di Gela, da cui è facilmente raggiungibile percorrendo la strada per Scoglitti. Per la posizione geografica, le condizioni climatiche ed altri fattori, il Biviere di Gela è una delle più importanti aree per la sosta durante le migrazioni e lo spostamento di numerosi uccelli acquatici che ogni anno si spostano dall'Africa al Nord Europa e viceversa. Per la numerosa presenza, soprattutto durante le migrazioni, di uccelli rari quali la Spatola, il Mignattaio e la Moretta Tabaccata, il Biviere, che è il più grande lago costiero siciliano ed uno dei pochi naturali rimasti, fa parte delle zone umide italiana riconosciute dalla Convenzione di Ramsar.
La Regione Siciliana nel 1997 ha istituito la Riserva Naturale Orientata Biviere di Gela, affidandola in gestione alla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) che da anni si impegna per la protezione dell'area.
Con facilità si possono vedere Garzette, Aironi cenerini, Nitticore, Sgarze ciuffetto. Frequente anche l'incontro con il Cavaliere d'Italia (uccello trampoliere dalle lunghe zampe rosse e dalle piume bianco-nero) e con l'Avocetta (con il caratteristico becco all'insù). Infine, la Pernice di mare che preferisce nidificare a terra, ai margini della riva.
La Flora del Biviere comprende associazioni vegetali che presentano una ricchissima varietà di specie. Alberi, cespugli, fiori, orchidee, piante acquatiche e di riva arricchiscono l'ambiente e danno rifugio e cibo a molti animali. La vegetazione sommersa è caratterizzata dalla presenza di due idrofite: la Brasca comune e il Ceratofillo comune. Spostandosi dalle rive del lago, si "avvista" lo Scirpo palustre, la Tifa e la Cannuccia di palude che cresce in zone dove, per alcuni periodi dell'anno, il livello dell'acqua scende al di sotto dell'apparato ipogeo.
Sulle aree più elevate della Riserva, residui di macchia mediterranea con Carrubi, Palme nane e cespugli di Rosmarino e Timo selvatico. In primavera fioriscono anche interessanti varietà di orchidee, tra cui l'endemico Ophrius oxyrhychos
La riserva è aperta tutti i giorni della settimana.
È possibile visitarla accompagnati da guide naturalistiche.Gli uffici della riserva sono aperti tutto l'annodalle ore 8,30 alle ore 13,30 e dalle 14,30 alle 17,30 .
|
Oasi Montallegro
L'Oasi, tra Agrigento e Sciacca in prossimità del mare. un bacino artificiale in fase di completa rinaturalizzazione, comprende diverse tipologie ambientali, dalle acque fonde alla vegetazione ripariale lungo le sponde, dalle acque basse e fangose ai piccoli ma densi canneti. Al centro del lago, le acque fonde sono frequentate specialmente in inverno da numerosi gruppi di Cormorani e Svassi maggiori, attirati dall'abbondanza di pesci, principale fonte alimentare per entrambe le specie.
Durante le migrazioni sono invece i Moriglioni e le Morette a popolare la porzione centrale del lago, immergendosi alla ricerca di alghe ed altre piante acquatiche. Le zone con acqua più bassa, ovviamente vicino alle sponde, vengono utilizzate da molte specie di uccelli acquatici durante le migrazioni e in inverno: aironi come l'Airone cenerino, particolarmente abbondante, la Garzetta e la Nitticora, anatre come la Marzaiola, la Canapiglia, il Mestolone dal caratteristico becco, il Codone e il Fischione che a volte è possibile vedere anche nel mare circostante e limicoli come il Piro Piro piccolo, la Pantana e l'Albastrello, il Combattente e il Beccaccino, il Piovanello pancianera e il Chiurlo.
Il canneto e la vegetazione palustre lungo le sponde accolgono i nidi del Tuffetto, della Folaga e più in alto della Cannaiola mentre i boschi di Salice e di Tamerice danno rifugio a moltissime specie di piccoli passeriformi, aumentando la diversità dell'ambiente e dell'avifauna presente. I Seppur di origine artificiale, il lago ha da sempre attirato anche altre specie animali. Tra queste merita una citazione particolare la Tartaruga palustre (simbolo dell'Oasi), un rettile raro e localizzato in Sicilia, qui presente con una popolazione stabile e numerosa. Non è difficile osservare alcuni esemplari di questa specie intenti a "prendere il sole" lungo le rive e in cerca di cibo a terra o in acqua: molluschi, lombrichi, anfibi e loro larve e piccoli pesci sono le prede più ricercate. Una moltitudine di farfalle e libellule e di altri Insetti, più comuni in primavera e in estate, completa il panorama faunistico dell'Oasi.
Un Sentiero natura percorre gran parte del perimetro del lago e dell'Oasi e si conclude con un capanno di osservazione, da dove poter osservare gli uccelli acquatici limitando il disturbo. Mascherature di cannucce e pannelli didattici ed informativi completano le strutture attualmente in dotazione all'Oasi.
La visita lungo il sentiero natura è libera e può essere effettuata sempre nel corso dell'anno. Per visite guidate, consigliate a gruppi e a scolaresche, è necessario avvisare e contattare la Sezione LIPU di Agrigento, presso Salvatore Grenci, (tel. 0922/474541). prenotando l'accompagnamento.
|
Capo Rama (provincia Palermo)
Posta lungo la costa orientale del vasto Golfo di Castellammare, è costituita da una falesia, alta oltre 30 m, intagliata nei calcari di scogliera mesozoici, la cui sommità pianeggiante è coperta con un lembo di macchia a ginestra (Spartium junceum) e olivastro (Olea oleaster) e interessanti specie della flora rupestre costiera tra cui il cappero (Capperis spinosa). Vi nidificano numerose specie di uccelli della macchia ed altre vi sostano durante le migrazioni. La presenza più significativa, per la bellezza del piumaggio e l'armonia del canto, è quella del passero solitario (Monticola solitarius).
La riserva naturale che ricade nel territorio comunale di Contessa Entellina, quindi nel territorio provinciale palermitano, offre uno spazio naturale al passaggio di numerosi sciami di uccelli migratori. La vicinanza con altri due centri di notevole interesse storico come il sito archeologico dell'antica città di Elima e la stessa città di Entellina con le sue forti tradizioni etniche albanesi rende maggiore l'impulso turistico e culturale della zona.
|
|
Vendicari
La riserva di Vendicari si estende su una superficie di circa 1512 ettari su un tratto della bassa costa che va da Noto verso Pachino, racchiudendo aspetti naturalistici e storici di grande interesse.
Gli acquitrini prendono il nome di pantano Piccolo, pantano Grande, pantano Roveto, pantano Sichilli e pantano Scirbia.
Vendicari è comunque conosciuta come il paradiso degli uccelli migratori ed inoltre costituisce una delle poche zone siciliane in cui diverse specie tipiche degli ambienti palustri trovano l'habitat adatto per la nidificazione. Sono circa 180 le specie che sono state censite e che vi trovano il luogo di sosta ideale durante le migrazioni primaverili ed autunnali, tra queste figurano specie che nei loro viaggi verso le aree di svernamento africane, passano regolarmente dalle nostre zone umide e a volte sostano come i Fenicotteri e la Spatola.
Tra gli uccelli che la riserva ospita vi sono anche specie che compaiono solo occasionalmente alle nostre latitudini come il Cigno reale, uno dei più grandi uccelli europei, gli spettacolari trampolieri e grossi contingenti di uccelli di ripa, piccoli trampolieri che si possono osservare lungo gli argini degli specchi d'acqua ed in prossimità delle dune costiere, il Gambecchio nano. Altre specie di limicoli certamente più comuni sono la Pettegola, il Piovanello pancianera, chiamato così per l'ampia macchia nera del ventre che ne caratterizza il piumaggio estivo, la Pittima reale e la Pittima minore, il Chiurlo maggiore. Certamente comunque, uno degli spettacoli più sorprendenti nel suggestivo scenario dei pantani di Vendicari viene offerto dalle migliaia di anatre che trascorrono l'inverno nella riserva tra cui la Volpoca, il Mestolone, la Moretta tabaccata, il Germano reale. Fra le altre specie legate all'ambiente dei pantani sono da ricordare anche la Cicogna bianca, la Cicogna nera e la Gru, che compaiono irregolarmente durante i periodi di passo, l'Airone cenerino e l'Airone rosso, la Garzetta, l'Avocetta, oltre a diverse specie di gabbiani, come il Gabbiano corallino, il Gabbianello, il Gabbiano roseo e il Gabbiano corso che svernano nel Mediterraneo e si concentrano sulle nostre coste durante l'inverno in coincidenza con le cattive condizioni del mare. Tra i nidificanti, oltre al Fratino, sono da segnalare anche la Gallinella d'acqua, il Porciglione, la Folaga e il Tarabusino che si riproducono nella parte più settentrionale della riserva frequentando il folto canneto e sfruttando prevalentemente la zona umida d'acqua dolce che vi si trova.
|
Oasi del Simeto
Il territorio delimitato come riserva naturale Oasi del Simeto è ciò che rimane di un antico e vasto ecosistema palustre che si estendeva a sud della città di Catania e che comprendeva diverse zone umide, tra le quali quella di Agnone, Valsavoia e di Pantano di Catania. Gli ambienti sopravvissuti all'antropizzazione di quest'area, ricadenti nella riserva sono: il lago Gornalunga, formato dall'omonimo affluente del Simeto; il lago Gurnazza, arginato dalle dune costiere; le Salatelle, vasti acquitrini salmastri, formati dalla capillarità della zona costiera; la nuova foce, ritagliata dopo la grande alluvione del 1951 e attraversata dal ponte Primosole; la vecchia asta fociale, a forma di falce, ora isolata ed alimentata dai canali Buttaceto ed Jungetto.
Numerosi sono gli uccelli che, durante la migrazione, sostano alla foce. Airone cenerino, airone bianco, airone rosso, pittima, pittima reale, mignattaio, chiurlo, ischione, avocetta, volpoca, piviere dorato, beccaccia di mare, garzetta, sgarza ciuffetto, nitticora, spatola, combattente e cavaliere d'Italia sono le specie più rappresentative.Altrettanto numerosi sono gli uccelli stanziali. Nelle zone palustri sono molto comuni la gallinella d'acqua e la folaga; più rari il tuffetto, il tarabusino, la moretta tabaccata e il porciglione. Tra la vegetazione riparia nidificano la calandrella, l'usignolo di fiume, il beccamoschino, la cannaiola, il pendolino, il fratino e il fanello.
Nelle zone aperte e nei pascoli sono presenti la calandra, la cappellaccia, l'occhiocotto e lo strillozzo.Nelle zone alberate troviamo capinere, cinciallegre, rampichini, ghiandaie e verdoni.Le aree marginali o coltivate ospitano cardellino, verzellino, passera mattugia, fringuello, saltimpalo e quelle più degradate, la gazza. Nei cespugli si trova il merlo, mentre nelle aree rurali e nei fabbricati nidifica il rondone.Gli unici rapaci, nidificanti nella riserva sono il gheppio e il barbagianni, che si nutrono di piccoli roditori e rettili.Oltre che dagli uccelli, il patrimonio faunistico della riserva è rappresentato da: tartarughe d'acqua dolce (emys orbicularis),natrici, serpenti di grosse dimensioni (che si nutrono di pesci), insetti anche rari, volpi, donnole, lepri e conigli selvatici.
|
|
In Sicilia transitano specie rare come l'albanella pallida. Nella tabella sottostante i passaggi nel 2010.
|
Falco pecchiaolo
|
31.124
|
Falco di palude
|
1.769
|
Gheppio
|
583
|
Nibbio bruno
|
520
|
Falco cuculo
|
297
|
Albanella minore
|
280
|
Cicogna bianca
|
167
|
Grillaio
|
153
|
Lodolaio
|
131
|
Polana
|
89
|
Cicogna nera
|
53
|
Albanella pallida
|
39
|
|